Lettera n. 918

Tasso informa Giovanni Battista Licino di essere arrivato a Roma con molte difficoltà e senza alcuno obbligo verso di lui; a conferma della sua cortesia, Tasso prega il corrispondente almeno di far sì che il suo soggiorno sia con «minore incommodo» possibile. In vista di una ristampa (vd. Lettere, ed. Guasti, almeno 824, 825, 832, 864) li richiede la copia dei discorsi (prima Discorsi dell'arte poetica, poi modificati in direzione dei Discorsi del poema eroico; vd. anche più esplicitamente Lettere, ed. Guasti, 929), di «quei» dialoghi e della sua tragedia se quest’ultima verrà realmente ristampata, come il Licino pare aver promesso (Il Re Torrismondo, uscita a Bergamo, Comino, per cura di Licino, nell'agosto 1587; Guasti informa che nel corso dello stesso 1587 vennero fatte molte ristampe tra Ferrara per Cagnacini, Mantova per Osanna, Verona per Girolamo Discepolo, Venezia per Polo, Genova per Bartoli, Bologna per Giovanni Rossi: cfr Lettere, ed. Guasti, III, p. 244). Chiede di essere raccomandato a Cristoforo Tasso e «a tutti gli altri» (forse i fratelli di Cristoforo). Nel postscriptum informa il corrispondente che potrà fargli avere le sue lettere tramite Maurizio (forse il Cataneo).