Lettera n. 1020

Tasso scrive a Pietro Grassi di essere stato turbato dalla sua ultima lettera, come sono solite turbare «le cose dette o fatte senza ragione». Dovevano esserci state delle incomprensioni tra Maurizio (forse il Cataneo) e Giovanni Battista Licino circa le sue scritture: il poeta nota che, se l’uno inviò i suoi libri all’altro, avrebbe dovuto perlomeno riceverne avviso da uno dei due. Si lamenta delle proprie condizioni economiche: sperava di trovare almeno «tre amici» bergamaschi che gli prestassero settanta o ottanta scudi e ne chiede venti al corrispondente. Ma lamentando anche le proprie difficili condizioni di salute, «morendo tosto, non so chi volesse pagarli». Chiude la missiva ringraziando il corrispondente di alcune scritture inviategli (evidentemente tra quelle che Tasso andava recuperando da Giovan Battista Licino, per cui vd. Lettere, ed. Guasti, 973, 974, 983), pregandolo di consegnare un’inclusa al Licino.