Lettera n. 1007 | Torquato Tasso

Lingua: italiano
Incipit: Mi doglio che Vostra Signoria non possa far così conserva de le mie lettere
Regesto: Tasso si rammarica del fatto che Giovanni Battista Manso non faccia «così conserva» delle sue missive come lui ne fa dei doni che da sua parte riceve. Se le lettere del poeta si smarriscono perché tenute «in picciola stima, o per altra cagione», quelle del corrispondente, per la cortesia che accolgono, sono ben impresse nella mente e nell’animo del Tasso. Il poeta allude alla sua malinconia e al fatto che avrebbe persino «rincrescimento» di se stesso, se non fosse per gli studi. Dichiara di non aver ancora scritto alcun verso di lode a nessuno perché impegnato con un «picciolo poema sacro» (Monte Oliveto, cfr Lettere, ed. Guasti, 1007, p. 91 n. 1) che manderebbe, non appena finito, al Manso, qualora questi volesse leggerlo anche in qualità di «discreto stimatore e cortese giudice de le mie fatiche». Chiede di essere tenuto in sua grazia.

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