Lettera n. 1016
- Mittente
- Tasso, Torquato
- Destinatario
- Pallotta, Giovanni Evangelista
- Data
- [agosto 1588]
- Luogo di partenza
- [Napoli]
- Luogo di arrivo
- Roma
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Da soverchio ardire suol nascere alcuna volta soverchia paura
- Regesto
Nato nel 1548, e largamente beneficato da Sisto V, Giovanni Evangelista Pallotta era dal settembre 1587 datario di Sua Santità e arcivescovo di Cosenza, e dal dicembre dello stesso anno era stato nominato cardinale. Tasso gli si era già rivolto in una lettera collocata in Guasti alla fine di agosto del 1588 (Lettere, ed. Guasti, 1013), nella quale in modo piuttosto avventato aveva chiesto di subentrare in alcuni offici del fratello del cardinale, l’abate Giovan Battista Albano (al riguardo vd. anche quanto emerge dalla lettera al Costantini, Lettere, ed. Guasti, 1012, sempre dello stesso 31 agosto: «Prego Vostra Signoria che faccia buono officio per me con monsignore illustrissimo Datario, al quale io scrivo in questo proposito, per non perder l’occasione: e prego Vostra Signoria che presenti la lettera, e mi tenga in grazia di Sua Signoria illustrissima, e non lasci la pratica di monsignor Lamberto; acciochè se l’una non riuscirà, possa almeno riuscir l’altra»). Questo tentativo maldestro spiega il «soverchio ardire» con cui Tasso avvia questa seconda comunicazione, che va collocata all’inizio del settembre 1588. Di qui sia il tentativo di ricomposizione con Pallotta, al quale Tasso rinnova la richiesta di protezione, sia la successiva lettera di scuse velate indirizzata al cardinal Albano (vd. Lettere, ed. Guasti, 1004 e note relative). Per nuovi tentativi con il datario vd. Lettere, ed. Guasti, 1035 ; vd. anche Lettere, ed. Guasti, 1028, indirizzata al Costantini, sempre in funzione di una sistemazione romana: «Non so che frutto avranno fatto le lettere del signor Claudio co’l Nunzio, o le mie co’l Datario. Scriverò di nuovo a Sua Signoria illustrissima, raccomandandole la depressa condizione d’un povero gentiluomo, che vive infermo già molti anni sono: e se non può ricuperar la sanità senza una badìa, o senza qualche buon beneficio, non si vergogna di dimandar la vita co’l beneficio, com’io medesimo le scriverò» (vd. infine Solerti 1895: I 608).
- Testimoni
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Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 379b = alfa.V.7.7, lettera n. 34, 59r-v
Minuta, manoscritto autografo.Unità di manoscritto composito, 1 c..Indirizzo presente.
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Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10976, lettera n. 183, c. 153r-v
Copia, manoscritto di altra mano.Unità di manoscritto composito.
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Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 760 = alfa.T.5.23, lettera n. 34, 34r
Copia, manoscritto di altra mano.Manoscritto.
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Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 379b = alfa.V.7.7, lettera n. 34, 59r-v
- Edizioni
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- Tasso 1735-1742, lettera n. 129, X, p. 133
- Tasso 1852-1855, lettera n. 1016, IV, pp. 98-97
- Tasso 2020, lettera n. 34, pp. 121-122
- Bibliografia
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- Solerti 1895 = Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Milano-Roma, Loescher, 1895, I 608
- Tasso 2020 = Torquato Tasso, Lettere (1587-1589). Edizione critica e commentata del ms. Estense alfa V 7 7, a cura di Emilio Russo, Milano, Bites, 2020, pp. 121-122
- Russo 2022 = Emilio Russo, Torquato Tasso, in Autografi dei letterati italiani. Il Cinquecento, tomo III, a cura di Matteo Motolese, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Roma, Salerno editrice, 2022, pp. 369-416, p. 383
- Nomi citati
Scheda di Emilio Russo | Ultima modifica: 13 gennaio 2024
Permalink: https://www.torquatotasso.org/lettere/1016